Se oggi la bicameralina sul federalismo finirŕ 15 a 15, Pier Luigi Bersani dice chiaro e tondo a Pdl e Lega di “lasciare perdere” e togliere … l’incomodo, con le dimissioni di premier e governo.
Se finirŕ in pareggio, Berlusconi invece farŕ orecchie da mercante e continuerŕ come se niente fosse e il segretario del Pd, ancora una volta, rimarrŕ con le pive nel sacco.
Con quale dote il leader del Partito democratico si presenterŕ domani e dopodomani alla terza Assemblea programmatica? Il carniere č davvero magro: con Berlusconi nel buco nero della sua crisi piů pesante degli ultimi 17 anni, il Pd non fa un passo avanti su nessun fronte.
I prossimi 4 e il 5 febbraio alla Fiera di Roma Bersani proverŕ a dare una lucidata alla sua appannata leadership: vuole dimostrare che il Pd ha una identitŕ, un programma, una linea strategica e mettere dei punti fermi nel dibattito interno al partito sempre in forte fibrillazione.
Dimostrare che sbaglia il “rottamatore” Matteo Renzi (il sindaco di Firenze che mentre il partito chiede le dimissioni di Berlusconi si reca ad Arcore a discutere tete-a-tete con il premier), che non č vero quello che ha dichiarato non piů tardi di ieri, ossia che “il Pd guarda solo al proprio ombelico e non ai problemi del Paese”.
Forse, piů realisticamente, il Pd non guarda da nessuna parte, smarrito com’č, nel bel mezzo di una palude da cui non ne esce. E’ “solo” una questione di manico? Bersani spera nella manna dal cielo: i pm o Bossi possono fare il miracolo?
