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Arrivederci amore ciao, su La7d il pilot sull'arte di separarsi senza traumi

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CAT_IMG Posted on 17/5/2011, 15:36     +1   -1
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Patrizio Masini

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Le separazioni sono una ferita aperta sopratutto per i figli che spesso sono usati come oggetto di ricatto o affettivo o economico. Il che produce anche violenti conflitti all’interno delle ex-coppie e la cronaca ci consegna ogni giorno i suoi casi piů tragici. Arrivederci amore ciao č il titolo emblematico dato alla docufiction che va in onda stasera alle 21,10 su La7d che vuole dimostrare come , al contrario, una separazione possa essere affrontata in maniera responsabile e preservando da traumi i propri figli.

Per ora č un pilot e come tale sarŕ un test. Il materiale registrato perň, sarŕ suddiviso in 8 puntate, che dovrebbero andare in onda il prossimo anno su La7 che si mostra cosě sempre piů attenta alle varie problematiche inerenti la genitorialitŕ (vedi S.O.S.Tata). Ho parlato al telefono di questa nuova docufiction con Chiara Salvo, l’autrice che l’ha progettata e confezionata assieme al suo staff.

Innanzitutto due parole su Chiara Salvo regista e autrice di format quali Cortesie per gli ospiti, L’Ost e Mamma ho preso l’aereo che sviscera in questo pilot uno spaccato della genitorialitŕ affossata dai conflitti della separazione: a rimetterci sempre e comunque i figli. Ma la speranza č rappresentata dalla mediazione familiare, questo splendido strumento molto, anzi, troppo spesso ignorato oppure sottovalutato. Ecco che attraverso il lavoro degli esperti, in questo caso la psicologa Maria Rita Consegnati, Rita Grazia Ardone psicoterapeuta e docente di Mediazione Familiare presso l’Universitŕ La Sapienza di Roma e l’avvocato Simona Napolitani si cerca di far quadrare il cerchio, ossia di far riprendere le comunicazioni e il ruolo di genitori ai coniugi separati.

Abbiamo seguito gli 8 incontri dei coniugi separati con i mediatori- mi dice Chiara Salvo- e nella puntata di domani (stasera per chi leggeNdR) vedremo il percorso intrapreso da Chiara e Matteo separati da cinque anni e genitori di un ragazzino di 12 anni e di una bambina di 9 anni. Non si parlavano piů il che costituiva un impedimento all’educazione e alla trasmissione dell’affetto ai due figli. Oggi parlano, comunicano sempre in merito alle scelte condivise per i figli. Pensa: sono riusciti a fare una passeggiata assieme per mangiare un gelato, proprio come una famiglia.

D.: Rispetto al materiale da mandare in onda che immagino tantissimo e anche molto delicato considerati gli argomenti trattati, come vi siete regolati?

R.: Chiara č andata via poco fa perché ha visionato con me il filmato prima che andasse in onda.

D.: Come mai?

R.: Abbiamo deciso di informare tutti i protagonisti di quel che intendevamo mandare in onda e abbiamo richiesto il loro consenso: č necessario che tutti siano d’accordo su cosa mostrare al pubblico. Non vogliamo sbattere in tv nessuno.

D.: E per i minori come vi siete regolati?

R.: Sono inquadrati di spalle e non si sentono le loro voci. Ho chiesto a ogni genitore di riferire cosa pensava il figlio rispetto a una determinata situazione. Le frasi sono state interpretati da attori.

D.: Come mai hai voluto costruire una trasmissione televisiva su un tema cosě complesso?

R.: A causa di un dato: in Italia si muore piů per delitti che si scatenano tra le mura domestiche che non per criminalitŕ. Credo che siamo anche i primi a affrontarlo in maniera scientifica e senza i patemi della cronaca. Partiamo da una coppia che vive un conflitto pesante subito dai figli e cerchiamo di mostrare che attraverso l’istituto della mediazione familiare č possibile recuperare l’affetto e comportarsi in maniera civile.

D.: Dunque si punta alla riconciliazione?

R.: Assolutamente no! Anzi le mediatrici, qualora si dovesse verificare una riconciliazione tra i coniugi, la valuterebbero come un fallimento.

D.: E’ stato un lavoro duro?

R.: Un bagno di sangue durato 6 mesi. E’ un format particolare e anche il montaggio č stato laborioso: vi hanno preso parte tutti, dai genitori alle mediatrici.

D.: Che cosa hai visto da dietro le telecamere?

R.: Le telecamere invogliano a parlare, a confessarsi a lasciarsi andare. Eravamo arrivati al punto che i protagonisti mi dicevano: “Accendi la telecamera ho qualcosa da dire”.
 
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